BAREFOOT Running ...è salutare? (#)



Esiste poi questa pratica del Barefoot running, letteralmente “corsa a piedi scalzi”, che trova un esiguo numero di adepti.

Va detto che, se questo tipo di corsa, praticata occasionalmente per distanze limitate, può avere un sicuro effetto positivo sullo spirito, grazie al grande senso di libertà che trasmette, ben diversa è la situazione se la si vuole abbracciare come consueta pratica sportiva, particolarmente su lunghe distanze.

Pur esistendo, infatti, alcuni esempi storici di successo del Barefoot Running, come quello dell'atleta etiope Abebe Bikila, 2 volte campione olimpico di Maratona (Roma 1960 e Tokio 1964), in linea generale, esiste una profonda differenza genetica, in termini di idoneità fisica, fra una razza come quella Etiope, giunta fin quasi ai nostri giorni senza l'utilizzo di calzature, e la nostra, che ha abbandonato l'andatura scalza da millenni.


Così come esiste una profonda differenza fisica fra un atleta che, come Abebe Bikila, ha praticato da sempre non solo la corsa bensì l'intera vita "scalza", rafforzando così tutta una serie di elementi fisici (già peraltro geneticamente idonei) che entrano in gioco in questa pratica (basti pensare all'irrobustimento della pianta e del tallone) e chi, vivendo in una società moderna, può limitare questa modalità al solo momento della corsa.

Tutti gli elementi coinvolti nell'andatura scalza, già di per sé poco idonei nell'Uomo moderno, sono inoltre messi ulteriormente in difficoltà dal tipo di terreno su cui tale tipo corsa viene praticata.
Bisogna infatti considerare, che la sicurezza dei piedi scalzi obbliga ad escludere tutta una serie di terreni che non offrono una adeguata visibilità di potenziali elementi pericolosi, limitando così di fatto la scelta fra strada e spiaggia.
La 1^ dannosissima per i talloni e per tutte le articolazioni, la 2^ per il grande sforzo sul tricipite surale (nella parte inferiore della gamba, composto dal soleo e dal gastrocnemio mediale e laterale), ma anche su tendini e legamenti.


Indubbiamente, un lungo allenamento scalzo potrebbe portare benefici dal punto di vista della propriocezione, grazie all'eliminazione della scarpa di intermezzo fra piede e terreno, ma i limitati tempi dedicabili a tale pratica non consentono in realtà di superare l'ottimo livello di propriocezione raggiunto con ben più lunghi allenamenti "calzati".


Grande scalpore ha suscitato la prestazione di Consules Kipruto alla Diamond League di Zurigo, arrivato a vincere la finale dei 3000 siepi in 8'10"19 senza la scarpa sinistra, persa dopo 500 metri dalla partenza!


Ma è chiaro che tale risultato nulla ha a che vedere con il Barefoot Running, bensì solo con una chiara superiorità atletica.


Il consiglio è quindi quello di dedicarvi eventualmente al Barefoot Running solo occasionalmente e senza eccessi, per godere unicamente del suo grande beneficio sullo Spirito! 😉




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