Questo è il periodo della sua maturazione e quindi è bene parlarne, perché la Calla Selvatica o Gigaro o Arum Italicum o anche Pan di Serpe si trova un po' ovunque nei sottoboschi del nostro Parco (ma anche in tutto il resto d'Italia e nelle Nazioni circostanti fino a 800 m.s.l.m., arrivando fino al Nord Africa e all'Asia temperata) ma, a dispetto della sua bellezza, è necessario sapere subito che essa è velenosa! Si tratta di una magnifica pianta erbacea perenne, caratterizzata da rizomi tuberiformi sotterranei contenenti gemme dalle quali ogni anno si dipartono radici e fusti aerei. Le sue foglie, grandi e lucide con venature biancastre, sono stupende e creano un autentico spettacolo nel sottobosco, ma la parte più caratteristica di questa pianta è costituita, tuttavia, dalle sue infiorescenze e dai successivi frutti. L'infiorescenza della Calla Selvatica è infatti costituita da tanti piccoli fiori sessili organizzati in un lungo s...
Gli "Occhi della Madonna", diffusissimi nel Parco in cui corriamo, sono una pianta erbacea che produce dei piccolissimi e bellissimi fiorellini azzurri con venature blu che sfumano verso il centro prima nel viola intenso e poi nel bianco. La loro particolare colorazione ricorda molto un'iride celeste, da cui l'associazione agli occhi della Santa Vergine. In effetti, leggenda vuole che la Madonna abbia colto la corolla del fiore, in origine bianca, per dissetare il Bambin Gesù con una goccia di rugiada in essa contenuta e che, dopo averla di nuovo posata sul suo gambo, questa si sia ad esso risaldata diventando azzurra come i suoi occhi. Si tratta in effetti di "Veronica Persica", ovvero di una particolare varietà di Veronica, una pianta erbacea che conta circa 500 Specie. La sua delicatissima corolla si stacca non appena viene toccata e, sempre secondo la leggenda, gli uccelli, devoti alla sua difesa, beccano chiunque la faccia cadere. Il nom...
Proseguendo ancora in salita nel crescendo di vivacità e maestosità della Via d'Acqua, sì giunge infine alla Cascata di Diana e Atteone , incastonata come un diamante nella vegetazione dei monti retrostanti ed evidentemente ispirata al culto di Diana, Dea della Caccia molto sentita nel territorio Casertano, da sempre ricco di boschi e selvaggina, dove era nota con l'appellativo di "Tifatina" e alla quale era consacrato un tempio sulle cui rovine sorse poi la Basilica di Sant'Angelo in Formis. La scena, opera di Paolo Persico, Pietro Solari e Angelo Brunelli, raffigura la Dea svestita e circondata da Ninfe mentre, dedita al suo bagno, scorge Atteone intento a spiare le sue nudità. La punizione per Atteone è severissima, raffigurato già nel mezzo di quella trasformazione che lo muterà in Cervo, mentre i suoi stessi cani gli si rivoltano contro, in procinto di sbranarlo. Un mito, quello di Atteone, proveniente dalla cultura Greca antica, secondo la q...
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