CICORIA SELVATICA (=)


Fra le tante piante che popolano gli ampi prati del nostro Parco, c'è anche quest'ospite di insospettabile eccellenza per la bellezza dei suoi fiori e per l'utilità delle sue parti.
Si tratta della Cicoria Selvatica, o Cichorium Intybus, una pianta erbacea perenne appartenente alla Famiglia delle Asteraceae e molto comune sia in Italia che nel resto del Mondo.


Si sviluppa verticalmente con un andamento vagamente zigzagante fino ad una altezza di circa 60cm e con una rosetta di foglie basali più grandi alle quali seguono foglie cauline più piccole distribuite lungo tutto il fusto.


I suoi fiori sono di un magnifico celeste, con petali caratterizzati da una particolare dentellatura terminale e stami centrali che risaltano grazie alla loro colorazione azzurro scura.



Il nome Cicoria sembrerebbe derivare dal nome Egizio Kichorion (composto dai 2 termini Kio=io e Chorion=campo), ma forse anche dall'Arabo Chikouryeh o dal Greco Kichora, il chè attesta comunque la sua diffusione e importanza fin dall'antichità presso tutti i popoli dell'area Mediterranea.


Non a caso, essa viene citata nel Papiro di Ebers del 1550 a.C., negli scritti di Plinio il Vecchio ed in quelli del medico greco Galeno, che la consigliava per la cura del fegato.



E, in effetti, le sue radici e foglie sono ricche di principi attivi dalle proprietà depuranti e disintossicanti che, in forma di decotti o sciroppi (ma anche semplicemente mangiate crude), sono utili alla stimolazione delle funzioni di intestino, fegato e reni, oltre a essere ottimi cardiotonici per la regolazione della frequenza cardiaca.
Inoltre, dai suoi fiori si estraggono liquidi per la cura di alcune oftalmie, la polpa macinata delle radici cura alcune infiammazioni e le foglie macerate forniscono un'ottima crema rinfrescante per il viso.



Ma la Cicoria Selvatica, antenata delle diverse varietà di Radicchio e di Cicoria Coltivata che conosciamo, ha ovviamente anche un utilizzo importantissimo in Cucina che, sebbene oggi sia stato un po' dimenticato, in passato ha raggiunto una diffusione tale da dare origine alla figura del cicoriaro, che la raccoglieva nei campi per rivenderla nei rioni cittadini.
Le sue foglie crude (meglio prima della fioritura) sono ottime per magnifiche insalate, ma possono essere gradevolmente consumate anche cotte come accompagnamento in Puglia al purè di fave o in altri piatti regionali tipici come il "pane e cicoria ripassata".
La sue radici tostate e macinate risultano essere un ottimo surrogato del caffè, il cui utilizzo (suggerito dal Botanico Prospero Alpini nel 1500) è stato molto diffuso nei periodi di crisi come quello della Guerra Napoleonica in Europa o durante la "crisi del caffè" del 1976 in Germania Est.
Le radici bollite rappresentano infine anche una ottima alternativa alimentare per i diabetici.


Volete altro? ...dalla Cicoria si ricava un biocarburante, un dolcificante alimentare, un integratore alimentare per l'allevamento e viene utilizzata anche per la produzione della birra!

BUON RUNNING e ...occhio al celeste! 😉




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