Il CARNEVALE alla Corte dei Borbone... (#)


Carnevale ...un evento molto sentito alla corte dei Borbone, la cui etimologia deriverebbe dal Latino "carnem levare" (eliminare la carne) o "carne vale!" (carne addio!), con riferimento all'imminente Quaresima salutata con grande abbondanza, ma che più anticamente affonderebbe invece le sue radici nell'allegorico "carrum novalis" (carro navale) con cui gli antichi Romani inauguravano le loro commemorazioni, come i Saturnali che, similmente alle ancor più antiche Dionisiache greche, davano spazio allo scherzo e ad un temporaneo rovesciamento dell'ordine, sciogliendo dagli obblighi sociali.

Una tradizione antica vissuta con grande intensità già presso la Corte di Napoli, ancor prima di quella di Caserta, da Nobili e popolani, i quali per travestirsi erano soliti darsi proprio a questa pratica del rovesciamento, invertendo parti sociali e sessuali.
Nei carnevali napoletani si diffusero, in effetti, figure di Odalische che erano in realtà uomini travestiti e muniti di imbottiture che sottolineavano la propria virilità.
Ma si diffusero sempre più anche i carri-cuccagna addobbati con prodotti mangerecci, che inizialmente seguivano le cavalcate dei Nobili e che poi furono istituiti direttamente dal Re, i quali venivano presi d'assalto dal popolo, dando talvolta origine anche a episodi gravi, che indussero a regolamentare la cerimonia della Cuccagna con presidi militari e con un colpo di cannone d'avvio, ma che arrivarono comunque talvolta a finali forti, come quello del 1764 in cui il popolo, affamato da una grave carestia, assalì i soldati prima del colpo di cannone, rendendo necessario l'intervento della Cavalleria.


Famoso è rimasto il Carnevale del 1737, in cui Carlo di Borbone, allora prossimo alle nozze, combinò le celebrazioni carnevalesche con il suo addio al celibato, prolungando i festeggiamenti fino al 22 Febbraio!
E il Carnevale del 1760, fra i suoi ospiti più illustri, vide probabilmente anche la partecipazione di Giacomo Casanova, rubacuori per eccellenza nella Repubblica di Venezia e quell'anno in visita a Napoli per la seconda volta nella sua vita, come riporta in un suo scritto dello stesso anno.


"Giunsi a Napoli in un momento in cui tutta la città era in ansia perché il fatal vulcano minacciava una eruzione" (G. Casanova, Napoli 1760)



E fu proprio questa l'intensità con cui i Carnevali napoletani si trasferirono alla Corte della Reggia di Caserta, con feste in maschera, parate e tornei cavallereschi senza eguali.
Non a caso, l'inaugurazione del Teatro della Reggia fu fatta coincidere con il Carnevale del 1769, in occasione del quale si organizzarono feste da ballo e sfarzose rappresentazioni in maschera.


Un curioso scritto di Pasquale Fiore, narra della Mascherata di Carnevale del 1780 e del carro su cui trovarono divertimento Ferdinando IV insieme ai Reali d'Asburgo, genitori di Maria Carolina, assente per il suo stato di gravidanza (in attesa di Francesco di Napoli e Sicilia, che sarebbe poi morto fanciullo all'età di 9 anni), e di come qualche giorno dopo, in una battuta di caccia del Re, il Maggiore del Reggimento dei Dragoni trovò la morte investito dal carro di Sua Maestà, il quale ne rimase molto scosso.


Le feste di Carnevale alla Reggia di Caserta erano ricche di costumi ed organizzate in maniera magnificente.
Per il Carnevale del 1846 fu allestito un impressionante torneo cavalleresco, che Salvatore Fergola ha immortalato in suo dipinto esposto oggi nell'Appartamento di Murat.
Ma ha anche rappresentato fedelmente i più bei costumi esibiti in quell'occasione, raccogliendoli in 72 tavole oggi conservate nella Biblioteca Palatina della stessa Reggia.


Le feste carnevalesche casertane diedero grande stimolo anche alla pregiata Cucina di Corte, in cui si avvicendarono cuochi Spagnoli, Napoletani e Francesi, i quali diedero vita a sviluppi straordinari che portarono ad esempio in Campania, rendendolo poi un cardine della tradizione partenopea (anche se non prettamente carnevalesco), niente meno che il Babà, inventato a quei tempi dal Re della Polonia e giunto poi alla Corte di Francia e, quindi, a quelle di Napoli e Caserta.


Non a caso Ferdinando II di Borbone, che era solito risiedere stabilmente nella Reggia di Caserta, divenne così ghiotto da essere soprannominato "il buongustaio".


Una tradizione amatissima che ha investito non solo la Corte della Reggia di Caserta ma tutta la Città con i suoi dintorni, arrivando fino alla vicina e storica Capua, dove tutt'oggi la tradizione del Carnevale rimane radicatissima.



Una tradizione che anche Caserta e la sua Reggia stanno oggi riscoprendo.



(Nota: l'immagine di testa non si riferisce alla Reggia di Caserta)



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