CASTAGNETO (Ippocastano) (%)



Vi è, all'interno del Giardino Inglese, immediatamente a Nord del Bagno di Venere, in direzione della Fontanina del Pastore Antico, un piccolo Castagneto o, più propriamente, un piccolo boschetto di Ippocastani, piacevolmente affacciato, da un lato, verso i prati che discendono dal monte e, dall'altro, sulla stretta "gola" che conduce al Bagno stesso.

L' Ippocastano o Aesculus Hippocastanum è, infatti, un albero molto diffuso in Italia, ma il suo nome alternativo di Castagno d'India ne svela le origini orientali, particolarmente della regione del Caucaso, dalla quale è arrivato prima a Vienna nel 1591 e poi a Parigi nel 1615.
Si tratta quindi di una pianta che, all'epoca dei Borbone, era ancora relativamente nuova e il cui inserimento fra le specie botaniche destinate a popolare il Giardino Inglese risulta più che giustificato.

L'Ippocastano è peraltro un albero magnifico che può raggiungere i 30 metri di altezza, con una larga e folta chioma piramidale di foglie "stellate", colorate di un verde luminoso e composte a loro volta di 5-7 foglie più piccole, che lo distinguono facilmente dal Castagno Europeo, così come anche la sua corteccia bruna e liscia che tende a desquamare col tempo.


Anche i frutti, originati da piccoli fiori bianchi, rosati o giallini verso il centro, si distinguono facilmente da quelli del Castagno Europeo, essendo costituiti da grosse capsule verdastre, munite solo di radi e tozzi aculei e il cui seme è rappresentato da una "castagna matta", molto più tondeggiante e non commestibile, in quanto leggermente tossica e caratterizzata anche da un sapore amarognolo e da un odore sgradevole alla cottura.


Ma, pur non essendo commestibile per l'Uomo, la castagna dell'Ippocastano viene utilizzata come alimento per animali e il nome della pianta deriverebbe proprio dal Greco ippo=cavallo e kastanon=castagna, per la sua somministrazione nelle epoche passate ai cavalli in forma di mangime o di polvere contro la tosse (da parte dei Turchi).


E, in effetti, l'Ippocastano possiede ottime proprietà officinali.
Il suo principale principio attivo, utilizzato in decotti, tisane ed estratti per uso interno ed esterno (da evitare, però, in combinazione con altri farmaci e nei casi di insufficienza renale), è noto con il nome di escina, ed è ricco di saponine attraverso le quali riduce la permeabilità dei capillari, aumentandone elasticità e resistenza, migliorando il drenaggio linfatico e aumentando la pressione venosa con effetti antinfiammatori e trovando quindi applicazione nel trattamento dell'insufficienza venosa cronica contro edema, dolore, prurito, varici, ulcere, senso di tensione o affaticamento, ma anche varici, emorroidi, cellulite e ritenzione idrica, grazie alla sua azione drenante e disintossicante attraverso lo stimolo della diuresi.


Non a caso l'Ippocastano, noto nel mondo anglosassone come White Chestnut, rientra anche fra i 39 Fiori di Bach per il trattamento omeopatico di svariate malattie (ad oggi non comprovato dalla Scienza).

Ma, omeopatia a parte, l'Ippocastano è un albero magnifico e i suoi boschi, nella stagione giusta, potranno colpirvi per la presenza di un loro curioso abitante ...la Grifola Frondosa.



Tappa obbligata del "lungo" fine-settimanale! 😉




Commenti

Post popolari in questo blog

BIACCO o BISCIA NERA (#)

FRAGOLA MATTA (#)

CALLA SELVATICA ...VELENOSA! (#)