La CAMERA DA LETTO di Gioacchino Murat (#)


Una figura estremamente affascinante quella di Joachim Murat - Jordy, da figlio di albergatori a soldato dell'Esercito Napoleonico e poi sempre più in alto, fino a Comandante dell'Esercito e cognato dello stesso Napoleone, di cui sposò la sorella Carolina ma la cui fiducia, però, venne per sempre meno dopo l'incauto abuso di potere di Joachim nel concedere un armistizio all'Esercito Russo poco prima della Battaglia di Austerlitz, il quale annullò il vantaggio degli schieramenti francesi, mandando Bonaparte su tutte le furie.


Ed infine Re di Napoli, con il nomignolo di Gioacchino Napoleone, amato dal Popolo sia per il suo bell'aspetto, il suo buon gusto ed il suo coraggio, sia per tutte le sue azioni volte a ridurne lo stato di miseria (fondò il Corpo degli Ingegneri di Ponti e Strade da cui deriverà la Facoltà di Ingegneria, creò la Cattedra di Agraria, avviò opere pubbliche in tutto il Regno, attuò Riforme di stampo francese legalizzando il divorzio, il matrimonio civile e l'adozione), che non furono però gradite dal Clero, mentre la Nobiltà apprezzò la sua riorganizzazione dell'Esercito che offriva buone possibilità di carriera.
Fino al tradimento del suocero Napoleone e all'alleanza con gli Austriaci (Napoleone commenterà: "Non può essere! Murat, al quale io ho dato mia sorella! Murat, al quale io ho dato un trono!"), la quale si ruppe, però, quando Gioacchino invase lo Stato Pontificio, favorendo di fatto l'alleanza fra l'Austria e Ferdinando I delle Due Sicilie per la restaurazione del Regno Borbonico.

Da qui, la sconfitta e la rocambolesca fuga in Corsica per cercare poi di riconquistare il Regno con soli 250 soldati, attraverso una spedizione a Salerno che il maltempo dirottò però a Pizzo Calabro, dove fu catturato e condannato a morte.
Toccanti le sue parole davanti al plotone, che affrontò rifiutando il bendaggio e che impressionò i soldati al punto tale che la prima scarica andò a vuoto, pur non ricevendo alcuna grazia.

"Salvate il mio viso,
mirate al cuore.
Fuoco!"


E' questo il Gioacchino Murat che, dal 1808 (data in cui succedette a Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, asceso al trono nel 1806) al 1815 (quando, a seguito del Congresso di Vienna, venne restaurato il Regno Borbonico), ha soggiornato nella Reggia di Caserta, riposando in questa stanza, nella quale si trovò certo a meditare sulle battaglie che avrebbero contribuito a segnare il destino dell'Europa (anche se va detto che, in realtà, la vera Camera da Letto di Murat sarebbe quella in cui oggi si trova il letto di Francesco II, con l’affresco sulla volta raffigurante il “Riposo di Teseo dopo aver sconfitto il Minotauro” e riferito proprio alla vittoria dei Francesi sulla precedente monarchia Borbonica).

In effetti, Gioacchino soggiornò inizialmente alla Reggia di Portici e da lì prelevò i mobili, tutti marchiati con la sua iniziale G, con i quali ammobiliò la sua stanza nella Reggia di Caserta, quando quella di Portici fu destinata all'Università di Napoli.

E, camminando fra quelle stesse mura, si percepisce davvero come a Murat il buon gusto non mancasse.


La sua camera, in perfetto Stile Impero, reca al centro un letto con guarnizioni in bronzo dorato, posto su di una pedana sormontata da un padiglione recante una cupola rettangolare in mogano dorato, avvolta da 4 teli color avorio, drappeggiati con fiori argentati.


Ai lati del letto, trovano posto 2 comodini, anch'essi in mogano (come tutti gli altri mobili della camera), mentre intorno sono posizionati una scrivania, 2 poltrone con la G sulle spalliere ed una credenza.


Notevoli i 2 cassettoni francesi, decorati con corone di alloro e angeli che reggono festoni, mentre le pareti sono arricchite da 3 quadri, fra cui uno magnifico, di autore ignoto, che ritrae Gioacchino a bordo della Fregata "La Cèrès".




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