BARBAGIANNI ...il fantasma dell'aria (%)
La sua classificazione con
il nome scientifico di Tyto Alba, è
relativamente recente (1761) e ha evidenziato la sua appartenenza ad una
famiglia diversa da quella dei Gufi,
ovvero alla nuova famiglia dei Titonidi.
Prima di allora questa
distinzione non esisteva e il Barbagianni
veniva semplicemente indicato come Gufo
Bianco per il suo chiarissimo piumaggio frontale e inferiore, definizione
che è stata in un certo qual modo ripresa dalla sua classificazione scientifica,
che ha derivato il suo nome dalla combinazione del Greco τυτώ (Gufo)
e dal Latino Alba (bianco).
Il nome Barbagianni sembrerebbe invece derivare dal Latino Barba (peluria) e Gena (gote), con riferimento alle piccole piume sparse intorno ai
suoi grandi occhi che disegnano un caratteristico cuore.La lingua Inglese identifica ancor oggi il Barbagianni semplicemente come Barn Owl, ovvero Gufo dei Granai (Owl=Gufo, Barn=Granaio), per la sua abitudine di abitare questi spazi quando possibile.
Si tratta, infatti, di un rapace con una apertura alare di quasi 1
metro che si nutre prevalentemente di topi e arvicole (ma anche rane, talpe e insetti)
e che, in origine, abitava cavità e grotte naturali ma che, con la diffusione
dell’agricoltura, si è portato sempre più a contatto con l’Uomo, prediligendo
le campagne come territorio di caccia … granai in particolare.
Ma, nonostante la vicinanza
all’Uomo, la sua presenza è pressochè impercettibile, manifestandosi solo di
notte grazie al suo piumaggio chiarissimo e al suo verso stridulo e prolungato
che accompagna un volo silenziosissimo (il più silenzioso tra tutti gli uccelli
conosciuti).
A dispetto della sua grande
utilità, tale manifestazione quasi spettrale, talora diffusa anche nei cimiteri per l’abbondanza di topi, ha favorito
per il povero Barbagianni la crescita di una fama non positiva, spesso
associata a malaugurio, presagio di sventura o incarnazione di streghe e fantasmi,
guadagnandogli appellativi come Gufo del Demonio
o Civetta Fantasma e rischiando di
portarlo nei secoli passati all’estinzione, a causa della sua caccia insensata
e indiscriminata.
Per fortuna, almeno in
Francia il Barbagianni è riuscito a
guadagnare consensi, tant’è che nelle zone rurali del Sud si considerava il suo
appollaiamento sul comignolo di casa come annunciazione dell’imminente arrivo di una
figlia femmina.
Oggi comunque la sua utilità
è stata pienamente riconosciuta e, oltre ad essere protetto da appropriate leggi,
la sua diffusione nelle campagne è favorita dagli stessi agricoltori, che gli
forniscono opportuni siti di nidificazione.
Nel bene o nel male, il Barbagianni
è legato in maniera strettissima alla vita dell’Uomo e lo si ritrova pertanto
in maniera ricorrente nella letteratura e nella cultura popolare.
Il famoso dipinto The Owl della pittrice e poetessa Elisabeth Siddal raffigura proprio un
Barbagianni, mentre Shakespeare nella 3^
parte di Enrico VI si riferisce ad un
Barbagianni scrivendo:
“..e chi non voglia combattere per
tale speme,
se ne vada a letto o,
come il barbagianni di giorno in volo,
sia oggetto di scherno e meraviglia”
Ma anche Alberto Moravia nel 1982 ha fatto di un Barbagianni il protagonista del suo racconto “Non conviene amare una cicognina” e Barbagianni Reali (o Civette delle Nevi) sono pure i postini
alati della saga di “Harry Potter”.
Per non dimenticare il
bellissimo film di animazione Disney “Il Regno di Ga’Hoole” che fa di questi
magnifici volatili i suoi eroi alati.
Un abitante di
giorno quasi invisibile, quindi, che però recentemente ha fatto molto
parlare di sé, finendo impigliato il 30 Ottobre 2019 nelle reti di protezione situate sotto la
volta dello Scalone d’Onore del Palazzo Reale.
Allora, se vi
trovate a correre di notte o anche al calar della sera, …occhio anche al cielo! 😉
BUON RUNNING!
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