...e le MANI ? (#)


Nella corsa le gambe rivestono certo un ruolo fondamentale, ma non bisogna mai dimenticare che non si corre solo con le gambe bensì con tutto il corpo e, in quest'ottica, le mani e le braccia forniscono certo alla corsa un contributo fondamentale.

Un contributo che è in parte facilmente intuibile, almeno per quanto riguarda il loro fondamentale apporto al mantenimento dell'equilibrio.
Le braccia si muovono infatti in contrapposizione ai piedi, assicurando un agevole bilanciamento del corpo.
Ma, se muovere le mani avanti e indietro può bastare a bilanciare il corpo, il loro efficiente utilizzo nella corsa richiede qualche attenzione in più.

Bisogna anzitutto considerare che il rendimento della corsa non perdona niente, ogni errore o spreco avrà comunque il suo impatto sul risultato finale (alcuni maratoneti lavorano anche sul rilassamento facciale per assicurare il minor dispendio energetico a causa di contrazioni involontarie del viso).

Fatta questa premessa, possiamo dire che un angolo troppo stretto fra braccio e avambraccio comporta una eccessiva contrazione dei bicipiti per il mantenimento delle mani in posizione troppo alta, con conseguente dispendio energetico.


Per contro, una posizione eccessivamente rilassata dell'arto, con un angolo molto ampio fra braccio e avambraccio, ne allontana il baricentro dalla spalla, aumentando eccessivamente lo sforzo compiuto da quest'ultima per muovere il braccio. Inoltre, l'eccessivo sforzo spingerà per reazione la spalla riducendo la rotazione del busto e rendendo la corsa molto innaturale (attenzione: non è facile percepire la propria postura quindi, quando l'occasione si presenta, potete approfittare di vetrine o altro per controllare la vostra andatura).


Come si può immaginare, la posizione corretta è proprio quella che sta nel mezzo, con un angolo di circa 90° fra braccio e avambraccio, tale da fornire il miglior compromesso fra contrazione dei bicipiti e lavoro delle spalle, assicurando una corretta postura del copro ed una estrema naturalezza della corsa.



Ma bisogna anche ricordare che la corsa non è un evento statico, bensì dinamico e che, nel gioco dell'equilibrio, intervengono forze legate non semplicemente al peso, ma anche alle accelerazioni delle varie parti del corpo, ovvero le braccia e l'intero busto coinvolto nel movimento.
Puntando i piedi per terra e provando in maniera più intensa il movimento delle braccia, sentirete immediatamente l'azione scaricata dalle braccia sui piedi e, quindi, a terra.
Il movimento delle braccia e la torsione del busto, contrastati dalla resistenza del terreno, si comportano insomma come una "molla" capace di accumulare energia durante la fase di spinta delle gambe per rilasciarla alla fine.

Niente di "regalato", intendiamoci, perché saranno sempre le vostre gambe a dover contrastare e caricare la "molla".


Questo tipo di movimento "carico" delle braccia viene indicato come "POGATA" e, mentre risulta irrinunciabile nella corsa veloce per aumentarne la spinta, nella corsa di fondo può risultare comunque molto utile per prolungarla, aumentando la lunghezza del passo senza eccedere nello sforzo delle gambe.


Come fare a pogare è una cosa che non può essere insegnata a parole, ma solo con l'esperienza. Quando la scoprirete, ve ne accorgerete! 😉

Qualche anno fa, mentre mi trovavo in corsa verso l'ingresso del Parco, una ciclista che mi seguiva mi accennò con le sue braccia proprio di pogare.
Avevo il cellulare con le cuffie e le chiavi nelle mani, mi stavo sistemando ed ero storto per controllare il traffico prima di attraversare, quindi potevo sembrare effettivamente impacciato (...io che già a quel tempo avevo più di 70.000km nei piedi!), ma non ho comunque mai dimenticato quel suggerimento e da allora non manco mai di riportare l'attenzione alle mani e alla loro corretta posizione.

Ma, pur facendo attenzione a non perdere la corretta postura per effetto di affaticamento o altro, non mancate mai di trovare alla fine l'andatura che risulta a voi più congeniale e naturale.

BUON RUNNING! 😉





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