CORBEZZOLO ...simbolo patrio (=)
Fra le tante piante del Giardino Inglese, ve ne è poi una che dovrebbe avere un significato particolarmente profondo per noi Italiani e che, invece, ai nostri giorni è caduta un po' nel dimenticatoio.
Si tratta del Corbezzolo, un piccolo alberello sempreverde che, con la persistenza del suo fogliame VERDE lucido, unito alla lunga fioritura BIANCA e alla contemporanea presenza di piccoli frutti ROSSI (generati dalla fioritura dell'anno prima), si è guadagnato il riconoscimento di Simbolo Patrio Italiano.
E' quindi anche possibile che il suo inserimento nel Giardino Inglese sia stato successivo ai Borbone, ma non è comunque detto, dato che, a differenza di oggi, questa pianta, diffusa in tutta la Macchia Mediterranea, in Europa Meridionale e Nord Africa, in passato era molto conosciuta, utilizzata e ricercata.
Il suo nome scientifico, Arbutus Unedo, risale nientemeno che a Plinio Il Vecchio, secondo il quale, a causa del particolare sapore dei suoi frutti e (soprattutto) della loro scarsa digeribilità (legata alla presenza di un alcaloide), non era possibile mangiarne con piacere più di uno (unum edo = uno mangio).
Oltre al suo uso ornamentale legato alla particolare combinazione di colori, generata dalla compresenza di fiori e frutti, e alla presenza della stupenda Farfalla del Corbezzolo, il cui bruco si nutre delle sue foglie, questa meravigliosa pianta ha anche una infinità di usi alimentari.
Anzitutto si tratta di una ottima pianta mellifera dalla quale si ricava il ben noto Miele di Corbezzolo, leggermente amarognolo, la cui produzione è resa difficile dalla sua tardiva fioritura (da Ottobre a Dicembre), prossima alla stagione invernale.
Le dolci bacche rosse (corbezzole) che si originano dai suoi grappoli di fiorellini bianchi sono ottime sia crude che sotto spirito, oppure trasformate in marmellate e mostarde o anche caramellate.
Le bacche del Corbezzolo sono ben note nelle Marche e, più in particolare, nella zona di Monte Conero, dove nei giorni dei Santi Simone e Giuda era usanza della popolazione correre nei boschi a cibarsi di corbezzole incoronandosi con i ramoscelli della pianta secondo un'antica tradizione bacchica poi cristianizzata e arrivata fino ai nostri giorni sotto forma di abitudine a raccogliere corbezzole nei boschi durante le belle giornate autunnali.
Ma dalle sue bacche si ricava anche un Vino di Corbezzolo di bassa gradazione alcolica e leggermente frizzante (nelle Marche ma anche in Corsica e Algeria), nonchè un'ottima Acquavite (in Sardegna) ed un delicatissimo liquore.
Inoltre, l'elevato contenuto di tannini e la presenza di arbutina gli conferiscono notevoli proprietà antinfiammatorie utilizzate particolarmente nel trattamento di cistiti e infiammazioni delle vie urinarie.
I suoi decotti hanno proprietà diuretiche, astringenti e antisettiche, oltre a risultare anche un po' inebrianti per la presenza di alcaloidi, mentre i suoi frutti hanno un effetto antidiarroico.
Lo stesso contenuto di tannini e arbutina rendeva un tempo il corbezzolo molto utilizzato anche per la concia delle pelli.
Il suo legno è un ottimo legno per riscaldamento ma soprattutto per cottura di arrosti, grazie alle sue preziose qualità aromatiche.
Virgilio ha cantato questa nobile pianta nella sua Eneide con la morte di Pallante sdraiato su rami di Corbezzolo, ma anche Ovidio l'ha citata nel suo racconto dell'Età dell'Oro e Pascoli nel suo Carme, che richiama proprio la morte di Pallante narrata da Virgilio.
Una pianta talmente diffusa nella cultura popolare da essersi conquistata posti di rilievo anche in Araldica, entrando nello stemma della provincia di Ancona così come in quello di Madrid.
Se volete ammirarla, potete deviare la vostra corsa nel Giardino Inglese verso il vialetto di Cipressi nei pressi della Cappelletta Neogotica.
BUON RUNNING! 😊
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