La Casa del GIARDINIERE (@)


Si trova, immersa nel Giardino Inglese, una elegante palazzina in stile inglese, affacciata su di un delizioso cortile ricco di aiuole e piante, con una ampia fontana ovale ed una piccola grotta per il divertimento dei più piccini.


Si tratta della casa realizzata da Carlo Vanvitelli (figlio di Luigi) per il Giardiniere Reale John Andrew Graefer, la cui dimensione ed eleganza rendono una chiara idea dell'importanza del ruolo assegnato a questa figura.

Anzitutto, bisogna ricordare che l'intero Parco, al tempo dei Reali, era assolutamente curatissimo per il soggiorno dei Sovrani e dei loro ospiti e che gli strumenti a disposizione a quell'epoca non erano certo quelli di oggi.
Quindi la responsabilità di un tale incarico comportava il controllo di un piccolo "esercito" di manovali costantemente attivi per la manutenzione del verde.

Ma, ancor più, bisogna considerare che il Giardino Inglese era molto più che un semplice "giardino".
Parliamo infatti di uno dei primi giardini botanici del mondo (primo in Italia), voluto dalla Regina Maria Carolina d'Austria, moglie di Ferdinando IV, allo scopo di emulare il Petit Trianon di Versailles, fatto realizzare dalla sorella Maria Antonietta Regina di Francia.

Tutto questo in un'epoca in cui la diffusione del "metodo scientifico" (inteso come raccolta e studio rigoroso di dati empirici per la deduzione di leggi scientifiche), per quanto ideato da Galileo Galieli nel XVII secolo, era di fatto ancora alle battute iniziali della sua diffusione e la Botanica, per quanto avesse radici antiche, era ancora solo agli inizi del suo vero sviluppo.

"Giardinaggio", quindi, inteso come nuova scienza, basata su studi approfonditi delle piante, dei terreni, dei climi e dei metodi di impollinazione, per la creazione di ambienti artificiali in cui ricreare piccoli pezzetti di mondi lontani. Una scienza, al centro dell'attenzione pubblica, seguita intensamente da Reali, Nobili e Popolani, che vedeva i vari Giardini Botanici d'Europa fronteggiarsi in una lotta senza quartiere per accaparrarsi a peso d'oro e mettere per primi a dimora le Specie più esotiche.

E, per la scelta della persona a cui commissionare questa importante missione, la Regina, sapientemente imbeccata da Sir William Hamilton (inviato straordinario di sua Maestà Britannica), si rivolse a Lord Joseph Banks, botanico d'eccellenza e Presidente della Royal Society, la più importante Accademia Scientifica d'Europa, nonché membro della spedizione del Capitano Cook sulla Endeavour in Nuova Zelanda, Australia e Tahiti e committente della missione del Bounty a Tahiti, il quale la indirizzò verso un brillante giardiniere Tedesco, proveniente dal Chelsea Physic Garden di Londra, famoso in Inghilterra per aver importato numerose piante esotiche, alcune delle quali dal remoto Giappone.


E fu così che il 3 aprile 1786, John Andrew Graefer, da poco vedovo, giunse a Napoli con i suoi tre figli per assumere la direzione botanica dei lavori per la realizzazione del Giardino Inglese, la quale, oltre a 27.000 ducati per l'acquisto dei terreni (una cifra enorme!) e all'impiego di 500 operai per l'esecuzione delle opere murarie e terrestri, coinvolse 80 giardinieri per l'impianto delle nuove specie, con piante autoctone prelevate da Capri, Ischia e dintorni di Napoli (fino a Salerno e Vietri) e piante esotiche, come Camelie e Gardenie provenienti da Cina e Giappone, nonché essenze introdotte in Europa dallo stesso Banks direttamente da Australia e Nuova Zelanda ed i magnifici esemplari di Cinnamomum Camphora, Taxus Baccata e Cedrus Libani che ancora oggi ammiriamo.


In quella casa Graefer abiterà per 12 anni con i suoi primi 3 figli, la sua nuova sposa Elizabeth Dodsworth ed i loro 2 nuovi bambini, fino al 23 dicembre 1798, data in cui sarà costretto a lasciare la Reggia di Caserta, imbarcandosi sulla nave dell’ammiraglio Horatio Nelson insieme alla famiglia reale, in fuga dall’arrivo dei francesi.

Il Giardino Inglese fortunatamente continuerà ad essere curato negli anni successivi dai suoi figli, che lo prenderanno in fitto dal Direttorio Francese di Napoli, salvandolo dalla rovina e trasmettendolo ai posteri fino a noi.



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