ACQUEDOTTO CAROLINO (€)
Nel godere del magnifico spettacolo d'acqua che allieta l'intero Parco, occorre ricordare che i 38 km di Acquedotto, realizzati con una pendenza di soli 0,5 millimetri per metro e con un salto intermedio di 19 metri per alimentare un Mulino ed una Ferriera (poi irrealizzata), hanno richiesto 16 anni di duro lavoro, con la costruzione di ben 3 ponti (per valicare le valli di Moiano, Durazzano e Maddaloni), il più importante dei quali è rappresentato dai "Ponti della Valle" di Maddaloni (ponte più lungo del suo tempo e attuale patrimonio dell'Unesco), e almeno 9 trafori, l'ultimo dei quali durato ben 3 anni, per portare l'acqua a sgorgare alle base del Torrione della Reggia di Caserta.
Il tracciato dell'Acquedotto Carolino, che ha richiesto 2 anni di ricerche prima di individuare nelle Sorgenti del Fizzo ai piedi del Taburno acque adeguate allo scopo per purezza e portata e che si snoda attraverso monti e colline fino alla Reggia di Caserta, con attraversamenti a dir poco complicati nella dura roccia (leggi anche Quel ponte sul fiume Faenza e Il traforo di Garzano), lascia ben intendere la mole di quest'opera, nella quale Vanvitelli ha sempre caparbiamente creduto, nonostante il numero cospicuo dei suoi detrattori.
Il tracciato dell'Acquedotto Carolino si sviluppò, quindi, dalle Sorgenti del Fizzo per attraversare prima una palude, poi il fiume Faenza, il monte Prato con un’altra sorgente, i monti Ciesco, Castrone, Acquavivola, Sagrestia, Fiero, Fano, la valle di Durazzano, i monti Croce (con tanto di vittime e "sciopero" in segno di protesta per le condizioni di pericolo) e Longano, la successiva Valle di Maddaloni attraverso i grandiosi Ponti della Valle ed, infine, il monte Garzano con 3 anni di duro lavoro per quest'unico traforo.
Ovviamente, per affrontare la realizzazione di un'opera così smisurata in tempi "limitati", Vanvitelli pensò bene di organizzare le attività in blocchi paralleli:
- 1° blocco: Fizzo - Ciesco
- 2° blocco: Ciesco - Garzano
- 3° blocco: Garzano - Palazzo reale
Il 2° tratto, proseguito dal 1753 al 1762, fù decisamente quello che procurò maggiori difficoltà a Vanvitelli, non solo per il difficile e lungo traforo del monte Garzano (durato 3 anni), ma anche per quello del monte Croce in S.Agata a causa della natura cedevole del terreno e delle esalazioni d’anidride carbonica, mofete, che rendevano l’aria irrespirabile particolarmente nei mesi caldi, quando era possibile lavorare senza l'impedimento delle piogge e delle acque. A seguito della morte di 1 mastro a causa di una frana e della morte di 1 operaio più l'intossicazione di altre 5 persone per effetto delle esalazioni, gli operai si rifiutarono di lavorare per ben 2 mesi e Vanvitelli riuscì a vedere i suoi lavori riprendere solo grazie all'intervento della moglie di una delle vittime, con l'accordo che l'attività si svolgesse comunque solo di notte, quando le esalazioni erano meno violente, mentre gli operai che subirono danni durante le fasi dell’opera, ottennero dal Re sovvenzioni in denaro.
Un'opera maestosa realizzata, come anche la stessa Reggia e altre grandi opere Borboniche (es. il Ponte Real Ferdinando sul Garigliano, 1° ponte sospeso in ferro d'Italia e 2° d'Europa), sotto i costanti riflettori dell'intera Europa e costituita da un condotto di 1,2x1,3 metri destinato ad alimentare la via d'Acqua del Parco Reale, ma anche a servire la Seteria di San Leucio e le altre attività del territorio, per poi tornare in condotto e arrivare ad alimentare Napoli fino a Capodimonte.
Acquedotto Carolino
NOTA
A parte i 3 ponti, l'Acquedotto procede principalmente per via sotterranea, ma è comunque individuabile dai suoi 67 Torrini di ispezione affioranti in superficie.
Qui di seguito il link ad un breve ma interessantissimo video sull'intero percorso realizzato dall'associazione escursionistica Taburno Trekking Montesarchio.
Acquedotto Carolino
A parte i 3 ponti, l'Acquedotto procede principalmente per via sotterranea, ma è comunque individuabile dai suoi 67 Torrini di ispezione affioranti in superficie.
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